La vita difficile – ItaliApartheid

Riccardo Noury / 11-06-2023

 

In occasione dell’uscita del libro ItaliApartheid di Leonardo Palmisano, pubblichiamo l’introduzione di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia

 

Da almeno un decennio a questa parte, in Italia vengono diffuse due narrazioni sui diritti umani estremamente pericolose. Inizialmente limitate alla sfera delle piattaforme social, trovano spazio anche nell’informazione mainstream e nel discorso politico.

La prima narrazione sostiene che i diritti umani non siano “infiniti”: in determinati momenti storici non ce n’è per tutti. I diritti umani sarebbero, in sostanza, una “coperta corta” che non riesce a coprire, contemporaneamente, tutto il corpo sociale: se copre i piedi, scopre la testa e viceversa. Slogan come “Prima gli italiani” hanno sintetizzato in tre parole quella narrazione.

Per la seconda, quella “premiale”, i diritti umani non sarebbero innati ma si devono conquistare attraverso azioni e comportamenti virtuosi. Insomma, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, di cui il 10 dicembre 2023 abbiamo ricordato il 75esimo anniversario e il cui articolo 1 recita “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”, ridotta a una tessera a punti del supermercato dell’agire bene. Chi si comporta male – e sappiamo quanto “bene” e “male” siano concetti scivolosi – non è meritevole dei diritti umani.

Tradotte in azioni di governo, queste due narrazioni hanno dato luogo a politiche destinate a negare diritti ad alcuni gruppi, così come a ridurre le garanzie aumentando, allo stesso tempo, le sanzioni. Hanno additato alla minaccia. Hanno seminato paura. Hanno alimentato il razzismo. Hanno, purtroppo, raccolto consenso elettorale.

Ciò è particolarmente vero riguardo all’ossessione delle politiche europee, italiana inclusa: la migrazione. I ministri dell’Interno hanno preso sempre più potere, condizionando e orientando le scelte di politica estera fino ad associare queste ultime al paradigma della sicurezza.

Gli accordi bilaterali dell’ultimo decennio (dell’Unione europea con la Turchia, dell’Italia con Stati dall’altra parte del mare – a volte neanche con Stati, ma con pezzi di Stato collusi con la criminalità organizzata, come nel caso della Libia) sono funzionali all’esternalizzazione e al controllo delle frontiere: si paga qualcuno purché non faccia partire le persone.

Se poi qualcuno, nonostante quegli accordi e nonostante le migliaia di morti annegati nel Mediterraneo centrale e orientale, arriverà, occorrerà rendergli “la vita difficile”.

Il libro di Leonardo Palmisano che vi apprestate a leggere racconta questa “vita difficile” e denuncia le politiche destinate a rendere “la vita difficile” a persone di cui, storia dopo storia, incontro dopo incontro, scopriamo l’invisibilità, l’estrema vulnerabilità, la fragilità della mente preceduta da quella del corpo.

Anche di persone che, come Andrea, sono nate nel posto giusto ma hanno la pelle del colore sbagliato.

È davvero un sistema separato quello attraversato da Palmisano: da un lato i premiati, dall’altro quelli rimasti fuori, “rifiutati” per decisioni della politica, che di volta in volta assume le sembianze di una commissione d’asilo, di un giudice, di una guardia penitenziaria, di un agente della polizia di frontiera.

In mezzo, a cercare di ricomporre questa frattura, ci sono pescatori, volontari, associazioni.

E lettrici e lettori, mi auguro, che dopo aver letto ItaliApartheid, proveranno indignazione e sentiranno l’urgenza di fare qualcosa.

 

ItaliApartheid

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Fandango Libri