James Baldwin: Cento anni di amore e di lotta

Redazione / 22-01-2024

 

Uno dei più importanti scrittori del Novecento

“La storia dei neri d’America è la storia dell’America. E non è una bella storia.”

 

Nipote di uno schiavo e testimone dell’America: la sua voce continua a gridare

Romanziere, saggista, drammaturgo, poeta, voce di tutta la comunità afroamericana, James Baldwin ha saputo raccontare, in una maniera che va dritta al cuore, l’amore e le sue incertezze, il razzismo e le sue ingiustizie la lotta e le sue battaglie.

Nonostante se ne sia andato da quasi 40 anni, Baldwin vive attraverso i suoi scritti e i movimenti di lotta per l’uguaglianza che continua a ispirare. 

Il 2 agosto 2024 avrebbe compiuto cento anni: per questo anniversario vogliamo omaggiare il talento, la forza e il valore di uno dei più importanti scrittori del Novecento attraverso una nuova edizione grafica dei suoi capolavori letterari, curata da Francesco Sanesi. 

Dedichiamo allo scrittore non solo una nuova edizione grafica dei suoi capolavori letterari, ma anche 42 eventi fra presentazioni, eventi di musica e arte, festival, reading, gruppi di lettura e progetti nelle scuole, dirette streaming e lectio magistralis.

Ecco i titoli che verranno pubblicati nella nuova collana: “La stanza di Giovanni”, “La prossima volta il fuoco”, “Un altro mondo”, “Dimmi da quanto è partito il treno”, “Gridalo forte”, “Nessuno sa il mio nome”, “Se la strada potesse parlare”, “Sulla mia testa”.

 

L’autore

Uno dei grandi protagonisti della letteratura americana del Novecento, James Arthur Baldwin nacque a Harlem, NY, il 2 agosto 1924. La madre si sposò tre anni dopo con un predicatore protestante di New Orleans (Louisiana), da poco emigrato a Harlem.

Il rapporto tra Baldwin e il patrigno, uomo deluso e amareggiato, fu molto difficile e conflittuale. I coniugi Baldwin ebbero altri otto figli. I doveri di accudire i fratelli e la repressiva religiosità del patrigno tennero Baldwin lontano dalla strada, e in questi anni di doveri domestici lo scrittore lesse tantissimo, appassionandosi ai romanzi e alla scrittura.

Dopo essere stato un giovanissimo predicatore nella sua comunità pentecostale, Baldwin si diplomò e iniziò a lavorare per aiutare la sua numerosa famiglia. Solo dopo la morte del patrigno tentò veramente la carriera di scrittore. Si trasferisce al Greenwich Village, dove incontra lo scrittore Richard Wright. Per alcuni anni lavora come freelance, scrivendo soprattutto recensioni editoriali.

Anche se non aveva ancora scritto neppure un romanzo, Wright gli procura una borsa di studio per Parigi. Qui Baldwin trova la giusta distanza dalla società americana in cui era cresciuto per poterne finalmente scrivere. A partire dal 1948 vive per lo più nel sud della Francia, ma torna spesso negli Stati Uniti per discorsi e conferenze e dal 1957 prende l’abitudine di passare circa sei mesi l’anno a New York. Da Parigi Baldwin si trasferisce in Svizzera, dove scrive il suo primo romanzo Go Tell It on the Mountain, pubblicato nel 1953, opera autobiografica sulla sua giovinezza a Harlem.

La passione e la profondità con cui raccontava la lotta per la vita dei giovani neri americani non avevano precedenti. Il romanzo, anche se non ottenne subito questo riconoscimento, è considerato un classico della narrativa americana. Nel corso degli anni Cinquanta Baldwin si sposta tra Parigi, New York e Istanbul e scrive la raccolta di saggi Notes For A Native Son e il racconto Giovanni’s Room, parlando di argomenti al tempo tabù, come l’omosessualità e le relazioni tra persone di razze diverse.

James Baldwin è stato un autore prolifico, saggista, drammaturgo e romanziere. Attivista per i diritti civili, viaggiò in lungo e in largo negli USA emergendo come portavoce artistico degli afroamericani. Rimane uno dei più importanti e attivi sostenitori dell’uguaglianza razziale fino alla morte, nel 1987 a Saint-Paul de Vence, in Francia. Il suo ultimo romanzo, Just Above My Head è del 1979.

Pur avendo trascorso gran parte della sua vita all’estero, Baldwin rimane essenzialmente uno scrittore statunitense, che non ha mai cessato di riflettere sulla sua esperienza di uomo nero in un’America bianca. Preferiva considerarsi un “pendolare” piuttosto che un espatriato.

 

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