Un viaggio di consapevolezza e liberazione: Viola di Marina Cuollo

Marina Cuollo / 2-11-2022

 

Quanto c’è di te in Viola?

Questa è la domanda che a distanza di una settimana circa dall’uscita del mio primo romanzo mi è stata fatta più spesso, e no, non mi sorprende. Di tutte le cose che sono successe dopo che Viola è diventata di tutti forse questa è l’unica che mi aspettavo.

Lo dirò ancora una volta: Viola non sono io, ma per citare Fellini, forse sono autobiografica anche quando parlo di una sogliola. Alla fine la verità è che chiunque sia abituato a maneggiare una penna scrive di quello che sa.

Anche io scrivo di quello che so, che per una persona con disabilità non significa che tale sapere si esaurisca con la dimensione corporea della propria vita. Da quando mi sono resa conto che le parole sono il mio mezzo espressivo ho scritto di tanti argomenti: femminismo, questioni di genere, diritti umani, intrattenimento, rappresentazione e sì, anche di disabilità.

Eppure, proprio su quest’ultima ancora troppe persone fanno fatica a considerarla, come avviene invece per tutto il resto, parte dell’esperienza umana. Me ne accorgo dalla mancanza di autorevolezza che gli viene attribuita.

Alla disabilità, specialmente se narrata da chi ne ha diretto contatto, raramente viene concesso di uscire dall’assetto autobiografico. In un modo o nell’altro c’è questo bisogno perpetuo di ricondurla al “cassetto sociale” cui appartiene. Il motivo per cui ho scelto di raccontare la storia di Viola è stato proprio per rompere questo schema.

Viola nasce durante il primo lockdown in una delle tante sere in cui, dopo aver visto una quantità spropositata di serie tv, mi lamentavo con la mia amica, Marina Pierri, della mancanza di personaggi femminili con disabilità nelle storie di fantasia. A questo punto, Marina – che ha sempre visto molto più lontano di me – mi esorta a farlo. Scrivila tu una storia, mi dice.

Da quel momento Viola fa capolino nella mia testa e viene fuori con una naturalezza di cui ancora mi stupisco. La storia che ho scelto di raccontare è una storia di autodeterminazione dove, inserendo un’eroina “atipica” all’interno dei meccanismi della commedia romantica, ne ribalto completamente “le regole”.

Viola è una donna in cerca del suo posto nel mondo, il cui viaggio è per lo più interiore, un viaggio di consapevolezza e liberazione. Le difficoltà della mia protagonista nell’inquadrare le insidie dell’abilismo, che a volte penetra sottopelle senza che tu te ne renda conto, e il sentirsi spesso straniera persino nel proprio ambiente, sono aspetti che ho vissuto io stessa e che risuonano nei saliscendi della vita di Viola.

L’importanza di esistere attraverso un personaggio di fantasia è la scoperta più grande che ho fatto da adulta e che ho voluto portare con la scrittura di questo romanzo. Viola è la naturale conseguenza di un percorso di comprensione collettivo, ma anche un’urgenza che nasce da un profondo senso di responsabilità nei confronti di me stessa e di chi come me si è sempre ritrovata a essere l’unica persona disabile nella stanza.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Fandango Libri