“Slow Journalism”: si può rallentare per ripartire?

Di Silvia Della Penna / 24 aprile 2019

La frase che, con più frequenza, mi sento ripetere da amici e colleghi quando affermo di voler fare la giornalista è Lascia perdere, è un mestiere complicato oppure Preparati a vivere di pane raffermo. Questo non solo perché la categoria è in forte crisi, ma soprattutto perché non sta cercando neanche di trovare una soluzione per superarla.

Non è una novità, infatti, che le vendite dei giornali siano sempre più una gara al ribasso. Secondo i dati, le due testate nazionali più importanti, il Corriere della Sera e la Repubblica, dal 2007 al 2019 hanno perso un totale di circa 740mila copie al giorno, conteggio in cui sono comprese anche le vendite delle edizioni digitalizzate. Appena dodici anni fa, invece, quotidianamente ciascuna vendeva quasi 600mila copie mentre allo stato attuale si è stimato che il Corriere ne venda poco più di 200mila mentre Repubblica solo 180mila. Ma a cosa è dovuto questo crollo vertiginoso? Perché sempre più persone comprano sempre meno giornali?

È proprio dal voler dare una risposta a questa domanda che nasce il volume di Daniele Nalbone, responsabile dal 2012 al 2017 del quotidiano online today.it, e Alberto Puliafito, che per tre anni ha diretto blogo.it. Edito da Fandango LibriSlow Journalism parte da un giallo in cui gli autori vogliono capire insieme al lettore se il giornalismo sia morto e, eventualmente, chi sia il suo assassino.

Slow Journalism è un libro diretto che parla in modo chiaro e trasparente a chi legge. Contiene tecnicismi del settore che però sono semplificati ed esplicati per i non addetti ai lavori. Attraverso la spiegazione di come funziona il business dei giornali sul web, e svelando quindi gli intrighi segreti del potere degli editori, riesce a far ragionare su aspetti che sono scontati nell’ambito economico dell’editoria ma, spesso, inosservati dai più.

 

Vedi la recensione completa su Mar dei Sargassi.

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