Lavinia Azzone vince il Premio Groff per la traduzione

Redazione / 7-11-2024

 

L’editor di narrativa di Fandango Libri vince il Premio Claudio Groff

 

È Lavinia Azzone con la traduzione del romanzo di Shida Bazyar, “Di notte tutto è silenzio a Teheran“, la vincitrice della terza edizione del Premio Claudio Groff. Tradurre letteratura, tradurre mondi. Per una traduzione letteraria dal tedesco.

La giuria del Premio, con Margherita Carbonaro, Michele Sisto e Ada Vigliani, ha motivato la sua scelta sottolineando come “la traduttrice abbia saputo rendere con sicurezza, efficacia e sensibilità il flusso e il ritmo dell’originale, riproducendone in italiano la peculiare voce con le sue differenti tonalità emotive“.

Al secondo posto pari merito, Diana Battisti con la traduzione di Tersite di Stefan Zweig, pubblicato da Editoria & Spettacolo, e Roberta Calamita con Convalescenza di Peter Weis pubblicato da Mimesis.

Nella traduzione dell’opera teatrale Tersite di Stefan Zweig, Diana Battisti ha saputo trovare una soluzione convincente e di buon gusto – commisurata al testo e alla sua destinazione – al problema della resa in italiano del verso tedesco. La giuria rivolge anche a lei l’invito a continuare a esercitare il suo talento nella traduzione letteraria.

Roberta Calamita ha affrontato con lodevole risultato la traduzione di un testo estremamente complesso quale Convalescenza di Peter Weiss, mostrando attenzione alle particolarità lessicali e specialmente sintattiche del testo.

 

Di notte tutto è silenzio a Teheran:

Teheran, 1979. Behsad, giovane rivoluzionario comunista, lotta per un nuovo ordine dopo la cacciata dello Scià.

Ci trascina nelle sue azioni clandestine, ci confessa le sue speranze per un nuovo Iran e ci racconta come, nel cuore della lotta, abbia incontrato l’amore della sua vita, Nahid.

Dieci anni dopo, Behsad e Nahid si trovano in Germania. Insieme ai loro figli, Laleh e Morad, sono fuggiti dall’Iran dopo l’ascesa al potere di Khomeini.

La tessitura delle loro vite racconta ciò che è rimasto di una rivoluzione perduta, l’oppressione, la resistenza, il desiderio assoluto di libertà, l’attaccamento alle proprie radici, e poi lo strazio dell’esilio, la doppia cultura, la non appartenenza a un mondo dotato di nuove e incomprensibili regole, il tutto cantato da quattro voci indimenticabili che si sprigionano, nella notte, come un’epopea; finché il canto si fa immagine che resta indelebile, quando l’adolescente Laleh filma il nonno perché trasmetta un messaggio al figlio lontano – “Behsadjan, dice alla fine, Behsadjan, Salam.

La sua voce suona così debole. Behsadjan, come stai? Io spero che tu stia bene, figlio mio. Si zittisce e inghiotte e il suo inghiottire fa rumore”.

Un ritratto di famiglia macchiato di sangue ed esilio, politico, umano, contemporaneo e terribilmente illuminante sulla situazione in Iran.

Venduto in oltre 80.000 copie in Germania, Di notte tutto è silenzio a Teheran racconta quattro decenni di un popolo in lotta.

 

 

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