Tutte le nostre maledizioni

Redazione / 24-02-2023

In occasione dell’uscita del nuovo libro di Tamara Tenenbaum, “Tutte le nostre maledizioni”, riportiamo un piccolo estratto:

C’erano anche le altre ispezioni, quelle per verificare il livello educativo, ma ne ricordo una sola. Venne un ispettore maschio, giovane e nervoso. Dev’essere successo al quinto anno, perché era presente la signorina Mercedes.

Era alta e grassa, aveva i capelli corti quasi a zero come un soldato e non si stancava mai di ricordare alle mie sorelle e a me che aveva esattamente la stessa età di mia madre, era nata lo stesso giorno del suo stesso anno.

Noi non sapevamo che mamma era bella e che a scuola la signorina Mercedes era disprezzata in quanto zitella, quindi non capivamo che senso avesse questa comparazione, o quale fosse il senso che le dava lei.

Quella volta, l’ispettore prese i questionari da una busta bianca e la aprì facendo molto rumore, con uno sguardo molto intenso, come per farci capire che si trattava di una busta vergine, che nessuno prima di allora aveva visto i fogli all’interno.

La signorina Mercedes ne prese la metà per aiutarlo a distribuirli; lui provò a rifiutare ma lei sorrise e praticamente glieli strappò di mano. “Tanto li devo vedere.” Lui sembrò non capire. “Può vederli se vuole, le lascio una copia, ci sono pochi ragazzi; mi avanzano.” “Devo vederli”, insistette lei. L’ispettore iniziò a spiegare le regole.

Non potevamo rispondere con la matita o usare bianchetti e correttori; se cancellavamo, dovevamo fare un segno molto chiaro, ma era meglio non cancellare. Non potevamo parlare o fare domande; se non capivamo qualcosa, non rispondevamo e basta. Bisognava firmare tutti i fogli. “Quelli che non sanno firmare possono scrivere il loro nome.”

Ma la signorina Mercedes non ci lasciò iniziare. Mentre lui parlava, lei si era messa a scrivere sulla sua copia del questionario, afferrando la biro con il pugno intero come un bambino piccolo. “Ci sono domande a cui i ragazzi non possono rispondere”, disse d’un tratto, rivolta a lui ma anche un po’ a noi. Sembrava trarne piacere.

“Ecco, appunto”, l’ispettore si stava quasi strozzando. “A quelle che non capiscono non rispondono.” “Questa è una scuola religiosa”, gli disse la signorina Mercedes, con un orgoglio di lavorare in un collegio ebreo che non le avevamo mai visto. “Qui molte cose non vengono insegnate.” “Capisco”, disse l’ispettore, ma era chiaro che non capiva.

“Per esempio queste domande, queste sulla riproduzione. Queste cose i ragazzi non le sanno, capisci?” “Certo.” L’ispettore provò a respirare più piano. “Va bene, ragazzi, a queste due domande non rispondete. O mettete quel che vi pare.” “No, no”, insistette la signorina Mercedes. “Cancellatele. Le dovete cancellare.”

E, per assicurarsene, la signorina Mercedes passò per tutti i banchi e cancellò su ogni foglio le due domande proibite, mentre l’ispettore sudava o piangeva o aveva chissà cosa che gli colava sulla faccia. Era un questionario a risposta multipla, e di una delle domande ricordo ancora le opzioni: riproduzione vivipera, ovipera o ovovivipara.

La riproduzione ovovivipara ancora non ho capito cosa sia, perché poi non mi è mai stato insegnato e tutte le volte che ho pensato di cercarla su Google mi sono dimenticata o mi è passata la voglia.

Ormai un po’ mi piace lasciare la cosa così com’è, come uno dei misteri della vita e del mondo. Non sapere qualcosa come una specie di superstizione, di souvenir.

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