Fumettologica: Gipi ricorda Pazienza

In occasione dei 60 anni dalla nascita di Andrea Pazienza, che ricorrono il prossimo 23 maggio, Fumettologica dedicherà al fumettista una settimana di articoli, interviste, ricordi e approfondimenti. L’iniziativa si può seguire sui social tramite l’hashtag #pazweek.

Ho incontrato Andrea Pazienza quando avevo diciotto anni, forse diciannove, non lo ricordo con precisione. Ero un ragazzino allora, passavo le giornate sulla panchina di un giardino pubblico con i miei amici di sempre. Passavamo il tempo sputando, facendoci tagli con le lamette, giocando a suonare e frequentando con passione ogni maledetta sostanza alterante. Leggevo le storie di Pazienza e avevo l’impressione che parlassero di noi. Di me e dei miei amici intendo. Facevamo le stesse cose che venivano raccontate nelle storie. A volte le anticipavamo pure, altre volte le riproducevamo, e c’era una certa stupida fierezza nel “sentirsi raccontati” nelle storie più truci. Quando disegnavo, in quegli anni, disegnavo come lui, ma male. E quando provavo a scrivere, scrivevo come lui, ma malissimo. Un giorno, dopo che la mia prima fidanzata vera mi aveva lasciato, seppi che Pazienza teneva un corso di fumetto, alla “Libera Università di Alcatraz”, a casa di Jacopo Fo, in Umbria.

I miei genitori mi dettero i soldi per il corso. Costava parecchio, probabilmente era una truffa, ma pure dalle truffe si può imparare se si ha una buona predisposizione. Comunque sia, quella truffa contribuì in modo determinante a farmi diventare un disegnatore di storie. Soprattutto, in quei giorni, al corso, conobbi i miei disegnatori amati. Pazienza, in testa, e poi Scòzzari, e Muñoz e Vincino e altri. Incontrare dei disegnatori “veri” per me che venivo dalla mia panchina tra gli sputi fu una rivelazione. Esistevano persone che erano davvero dei disegnatori. Gente che viveva di storie da disegnare e raccontare. Esisteva quella forma di vita. Era possibile. Ora sembra una stupidaggine, ma questa specie di verbo in carne fu per me una illuminazione. I ricordi sono confusi poi. Lontanissimi. Mi resta in mente il fascino di Pazienza quando parlava e la paura che mi faceva Scòzzari mentre girava intorno al tavolo. Ricordo i discorsi sulle droghe e questa cretina vicinanza che alcune sostanze mi parevano darci. E poi ero piccoletto. Non riuscivo a spiccicare più di due parole in fila. Non avevo uno stile, non avevo tecnica e non avevo talento. Ero sempre in imbarazzo. Le cose che Pazienza diceva le mettevo nella memoria e le ripetevo dentro di me, per non dimenticarle.

Continua a leggere su Fumettologica

Questo articolo è originariamente apparso su Cannibale (Fandango Libri).


Cannibale

Titolo: Cannibale
Autore: Andrea Pazienza
Formato: 19,5X26,5
Pagine: 160
Colore: Colore e B/N
Caratteristiche: Cartonato
ISBN: 9788860443892

Fandango Libri