Madri, comunque – Recensione di Mattia Tasso

Da donne, forse, si è convinte di conoscere la maternità. Vuoi per “istinto primordiale”; vuoi perché mamme lo si è già; vuoi perché il mondo è tessuto di relazioni ed è normale riconoscersi, paragonarsi e appartenere; vuoi perché la parola “mamma” e la parola “donna” costituiscono un binomio naturale imprescindibile. Non è pretenziosità, affatto. É una sensazione, un adagio. É, alle volte, un retaggio. C’è una sorta di duplice illusione nei confronti della maternità: che sia normale; che sia idilliaca. Un passaggio obbligato, fiabesco. Ma, probabilmente, è solo un pregiudizio.

“Madri, Comunque” della bravissima Serena Marchi scardina (almeno un po’), in maniera quasi socratica, la certezza femminile del sapere. Generare figli, quello che lo precede e ne consegue, non è più stereotipo. Il libro raccoglie 29 testimonianze di donne che parlano di maternità: si raccontano, riflettono, si sfogano. Ci sono madri surrogate, quelle che figli non li vogliono avere oppure che hanno rinunciato alla propria vita per loro, mamme manager, ricercatrici sulla fecondazione assistita, madri in affido, donne che hanno abortito… Un’esplorazione complessa in un territorio che pochi si sono azzardati a visitare così (o nessuno).

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madri comunque

Titolo: Madri, comunque
Autore: Serena Marchi
Formato: 
13,5×20,5 cm
Pagine: 192
Rilegatura: Brossura
Fandango Libri