Tra il 1992 e il 1995, centomila persone sono morte in Bosnia-Erzegovina, trentamila i dispersi.
Sono per lo più musulmani di Bosnia uccisi dai serbi di Bosnia e non tutti, dopo vent’anni, sono stati ancora trovati e identificati. Taina Tervonen riporta in vita, nella memoria, gli scomparsi, e rievoca le atrocità delle guerre dei Balcani.
Le protagoniste di questo diario di viaggio, umanissimo e crudele, sono tre: un’antropologa, un’investigatrice, una giornalista. Tre donne che sulla propria pelle – toccando i corpi, annusando gli odori, raccogliendo le ossa – fanno parlare i morti e i vivi, alla ricerca della verità in un paese segnato dalle stragi.
Senem è un’antropologa forense e Darija un’investigatrice. Una lavora con i morti, l’altra con i vivi, in un paese traumatizzato: la Bosnia- Erzegovina.
Senem si occupa di identificare resti umani trovati in fosse comuni vecchie di decenni, mentre Darija va dalle famiglie degli scomparsi per ascoltare le loro parole e raccogliere il loro Dna.
Quando Taina incontra Senem e Darija, la giornalista non ha idea della complessità del lavoro che la attende.
Per diversi mesi seguirà la loro ricerca della verità, essenziale per la storia del loro paese e per le famiglie che non hanno mai potuto piangere i loro cari.
Un racconto coinvolgente, a tratti poetico, sulla memoria e il lutto. Un libro sull’importanza della convivenza pacifica fra i popoli e sull’orrore mai dimenticato della guerra.
Questo sito utilizza cookie di profilazione propri e di terze parti per migliorare la tua esperienza di navigazione e consentirti di usarne i servizi. Pensiamo tu sia d'accordo ma puoi rifiutarti di utilizzarlo. AccettoLeggi di più