Elena e Franco sono sposati da trent’anni, hanno due figli ventenni che vivono lontani, e non si chiedono più se sono felici.
Qualche crepa nel loro matrimonio esiste, eppure non sembrano rendersene conto, almeno fino a quando Elena non si accorge che sul soffitto della loro stanza da letto si è aperta una fessura, qualcosa che le si piazza ossessivamente anche nella mente, tra gli emisferi del cervello, creandole una strana frattura, l’interruzione improvvisa della comunicazione tra la parte emotiva e la sfera razionale. Da quel giorno la sua quotidianità di semplice impiegata in una Asl si frantuma. Diventa tutto più difficile: parlare con Franco, chiuso nella sua indolenza di pensionato, accostarsi al mondo dei figli, ormai alieni, interessarsi alla vita di suo fratello, così concentrato su se stesso, dedicarsi alla madre vedova, assopita nel grigiore della sua vecchiaia. I pensieri di Elena si diluiscono, le parole escono frammentate, anche l’istinto è messo a riposo, in uno stato d’indifferenza che la paralizza in una forma di arido isolamento. E una lenta deriva verso il nulla, se non fosse che quando l’ictus impietoso la coglie qualcosa si mette a battere di nuovo, e la voglia di salvezza passa inesorabilmente dal calore di chi si ama.
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